Il Mastice di Chio godeva di grande popolarità nell’Asia Occidentale e aveva diverse applicazioni, fungendo da gomma da masticare, incenso profumato, additivo per il tabacco, aroma per bevande alcoliche e persino vernice per opere d’arte. Questa preziosa sostanza era ottenuta dalla resina del Lentisco, un arbusto basso e ramificato originario della regione mediterranea, caratterizzato da fiori rossastri, foglie piccole e resistenti, e frutti che cambiavano colore da rosso a nero. L’intera pianta emanava un intenso profumo di resina.
Il Lentisco diventò particolarmente noto per le sue virtù curative, con la prima menzione risalente a Ippocrate, che ne raccomandava l’uso per prevenire disturbi digestivi, raffreddori e per rinfrescare l’alito. Tale rinomanza era tale che a Pantelleria, un’isola del Mediterraneo, divenne un simbolo rappresentato sulle monete.
Durante il periodo dell’Impero Ottomano, la mastica valeva il suo peso in oro, e rubarla era punibile con la pena di morte. Gli imperatori romani la impiegavano mescolandola a miele, pepe ed uova per creare il Conditum paradoxum, un vino speziato tradizionalmente servito alla fine dei pasti. In Sardegna, dopo la Seconda Guerra Mondiale, veniva estratto l’olio di lentisco, noto localmente come “chéssa”, mentre le foglie ricche di tannini venivano utilizzate per la concia delle pelli e i rami come ornamenti verdi.
Nonostante abbia in parte perso la sua importanza storica, il Lentisco è ancora ampiamente sfruttato per svariate applicazioni. Attualmente, la resina trova impiego nell’industria della profumeria, nell’odontotecnica e come componente nella produzione di gomme da masticare. Un esempio noto è l’isola greca di Chio, rinomata per la produzione di resina pregiata, dove si prepara un antico liquore digestivo aromatizzato chiamato “Mastìka”, equiparabile a una sorta di “limoncello greco” per quanto riguarda uso e consumo. In Sardegna, viene utilizzato per creare un gin locale noto come “Giniu”.