Liquori e grappe alle ciliegie: i migliori 3 e come preparali

Con la grappa si possono fare molti liquori di ciliegie: ne proponiamo tre di facile esecuzione. Uno classico, un “ratafià” e un vecchio liquore chiamato “clarette“.

Ingredienti del liquore “Classico”

• 1/2 kg ciliegie selvatiche
• 1litro Grappa
• 3 chiodi di garofano
• scorza di limone

Preparazione del liquore “Classico”


Mettere mezzo chilo di ciliegie selvatiche a macerare in un litro di Grappa per tre mesi (al caldo e non al sole). Dopodiché si aggiungeranno tre chiodi di garofano e la scorza di un limone. Altri tre mesi di stagionatura ed il liquore sarà pronto sia per essere filtrato sia per essere consumato con le ciliegie.

Ingredienti della “Ratafià”


• 1/2 kg succo di ciliegie
• 1 litro di Grappa
• qualche spicchio di limone
• noccioli pestati
• 250 g sciroppo di zucchero

Prearazione della “Ratafià”

Mescolare in eguale quantità succo di ciliegie e acquavite con l’aggiunta di qualche spicchio di limone e noccioli pestati. Dopo un mese di macerazione si filtrerà e si aggiungerà per ogni litro ottenuto 250 g di sciroppo di zucchero.

Ingredienti della “Clarette”


• 1 kg ciliegie schiacciate
• 1 litro di Grappa
• 15 g cannella
• 15 chiodi di garofano
• 150 g sciroppo di zucchero

Preparazione della “Clarette”


Un vecchio liquore che si ottiene facendo macerare al sole per 15 giorni in un litro di Grappa 1 kg di ciliegie schiacciate con 15 g di cannella, 15 chiodi di garofano e 150 g di sciroppo di zucchero. Bisogna avere l’avvertenza di scuotere la bottiglia frequentemente e di filtrare con cura.

Curiosità sui liquori e le grappe alle ciliegie

Verso il primo secolo a.C., Lucullo fece importare da Cerasonte, una città dell’Asia Minore, un frutto che destò grande curiosità tra i Romani dell’epoca, il quale fu poi battezzato con il nome di “cerasus”. Questa affascinante scoperta è attribuita a Lucullo, come riportato da Plinio il Vecchio nel suo lavoro “Naturalis Historia” (Libro XV, Capitolo 30). Tuttavia, questa affermazione fu contraddetta da Plinio il Giovane, che sostenne che i ciliegi erano già abbondantemente coltivati nella Gallia in quel periodo.

Attualmente, sembra che la tesi di Plinio il Giovane sia più attendibile, poiché studi archeologici hanno rivelato il ritrovamento di noccioli di ciliegie addirittura di origine preistorica. Questi reperti hanno consolidato l’idea che il ciliegio abbia raggiunto le terre romane attraverso le migrazioni degli uccelli, i quali, noti per la loro predilezione per questo frutto, spesso hanno contribuito alla diffusione delle piante. È da qui che deriva il nome latino “Prunus Avium,” che si traduce come “Ciliegio degli uccelli.”

Inoltre, non si può escludere il Kirsch quando si parla di ciliegie: un’acquavite potente con un sapore delicato, ottenuta attraverso la distillazione del “vino di ciliegie,” prodotto dalla fermentazione di ciliegie schiacciate, analogamente all’uva.

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